Introduzione
Carissimi frati capitolari, Il Signore vi dia la
pace!
Alcune notizie che possono essere utili per
conoscere meglio la realtà custodiale del Venezuela, dove siamo presenti dal 28
novembre 1978: 34 anni e mezzo. Attualmente abbiamo 5 conventi e 27 professi
solenni in situazione regolare, dei quali 6 si trovano attualmente fuori dalla
Custodia (di altri tre, che sono fuori dall’obbedienza, si sta cercando di
regolarizzarne la posizione).
I professi solenni sono così divisi:
·
23 sacerdoti
(dei quali 5 sono in Italia e 1 in Costarica)
·
1 diacono
·
3 fratelli
religiosi
In formazione iniziale abbiamo:
·
5 professi
semplici, studenti di teologia ad Alajuela(Costarica)
·
2 novizi a
Medellín (Colombia)
·
4 prenovizi
·
15 postulanti
In quanto alle nostre 5 presenze, vorrei fornire
alcune linee sommarie, andando per ordine di apertura:
·
Guanare (Portuguesa) – Sono presenti 7 frati, compreso il sottoscritto. L’attività
è prettamente parrocchiale. Abbiamo 2 parrocchie: San José Obrero, in città,
che comprende anche la cappella della Vergine di Fatima; e S. Pietro Apostolo,
a Papelón, parrocchia rurale a 70 km circa, con vari “caseríos” sparsi in un
largo territorio.
·
Palmira (Táchira) – Si tratta del seminario, che attualmente conta 3 frati
formatori e 19 postulanti, compresi i prenovizi. Al di là del lavoro formativo,
i frati sono cappellani di 2 collegi, che non portano via molto tempo, e i
ragazzi sono coinvolti nella gestione del seminario e nella ricerca di risorse
per andare avanti (allevamenti domestici, orto, riffe, eventi, ritiri e
convivenze per i collegi cattolici). Non tutto è nuovo; ma mi pare ora più
intenso e motivato. Per me questo risulta molto formativo e porta i seminaristi
a sentire il luogo e l’Ordine come una famiglia, dove tutti contribuiscono.
Naturalmente ciò non accade a scapito degli aspetti formativi classici e degli
studi.
·
Pueblo Llano (Mérida) – Parrocchia con 4 frati (fray Orlando si è aggiunto da poco,
avendo chiesto di essere cambiato dal seminario). Di essi 2 sono fratelli
religiosi, anche se uno è in processo di discernimento per l’ammissione al
sacramento dell’ordine. Anche qui ci sono alcune cappelle, delle quali la più
distante si trova a circa un’ora di macchina, in montagna. Attualmente il
noviziato internazionale è “sospeso”, a causa della difficoltà ad ottenere
visti di ingresso al paese, specie se si tratta di religiosi. Ma non abbiamo
perso la speranza di riaprirlo, anche perché la Falc nord ci tiene a questo,
sia per il luogo, che per i bassi costi della vita.
·
Caracas (Distretto federale) – 4 frati, che accudono la parrocchia, con una
cappella principale, e un collegio parrocchiale per alunni di basse condizioni
economiche; inoltre hanno la cura pastorale dei due ospedali presenti nel
territorio parrocchiale.
·
Barinas (Barinas) – Parrocchia della periferia della città. Sono presenti 3 frati
sacerdoti, per un territorio ancora molto vasto, malgrado il fatto che due zone
della stessa siano già diventate parrocchie autonome. Naturalmente, data
l’ampiezza geografica, la parrocchia è divisa in zone pastorali, che hanno come
responsabile un frate, anche se c’è molta condivisione e appoggio mutuo, e la
gente avverte che è una comunità che si è fatta carico del lavoro
evangelizzatore e non un singolo sacerdote.
Presenze che oserei definire “francescane”, in
zone popolari, economicamente non molto redditizie, anche se ci sono alcune
piccole differenze tra loro. Certo, ai frati grazie a Dio non manca il
necessario e anche qualcosa in più; però quasi non si riesce a mettere niente da
parte e si vive alla giornata, condividendo la situazione di gran parte dei
venezuelani.
La situazione politica ed economica attuale è
molto precaria. La nazione è praticamente divisa in due parti distinte, spesso
agguerrite la una contro l’altra. L’inflazione è a livelli preoccupanti e
spesso scarseggiano cose elementari, come farina, latte, carne, medicinali,
prodotti per l’igiene personale!! La violenza ha raggiunto punte assurde:
21.000 morti ammazzati nel 2012, in una popolazione di 30 milioni di abitanti
(in USA 12.000 omicidi con una popolazione 10 volte superiore). La gente quasi
non esce di sera, ed è molto difficile organizzare attività dopo la messa
vespertina. La vita vale ben poca cosa e si perde l’incentivo allo sviluppo,
essendo poi costretti a vivere nella paura del furto o del sequestro. A volte
mi si chiede come si può vivere così. Eppure la gente va avanti ugualmente,
anche se, rispetto a prima, comincia a lamentarsi di più e guarda spesso al
futuro più con preoccupazione che speranza. Scrivo la presente relazione alla
vigilia di nuove combattute elezioni presidenziali, che potrebbero migliorare
il volto del paese, o almeno questo si spera da parte di entrambe le fazioni.
A livello ecclesiale, i battezzati sono molti, ma
i praticanti sono pochi (credo ci siano percentuali quasi italiane...). Vi è
poi un proliferare di sette, che attecchiscono soprattutto laddove il sacerdote
non arriva, o per impossibilità, o per mancanza di organizzazione pastorale e
zelo missionario. C’è da aggiungere che negli ultimi anni la Chiesa cattolica
non è stata affatto favorita dal governo, visto che rappresenta una voce
critica contro eventuali soprusi e mancanza di rispetto dei diritti di tutti i
cittadini. A differenza di confessioni evangeliche e sette, e della santeria,
che non incontrano difficoltà nel loro ministero, specie se appoggiano il
governo. Anche sacerdoti cattolici favorevoli all’ufficialismo, soprattutto se
in maniera pubblica, ottengono tutto ciò che vogliono in termini di benefici
personali ed economici.
Unione con Dio
Premesso che non ho gli strumenti per giudicare
ciò che si vive a livello più profondo e personale, mi sembra di poter dire che
la preghiera comunitaria e la celebrazione dei sacramenti siano ben tenuti
presente in tutte le fraternità. Nell’orario giornaliero è prevista la recita
comunitaria di tutte le ore canoniche e la celebrazione quotidiana della S.
Messa. La qualità è buona e la partecipazione dei frati è soddisfacente.
Naturalmente si deve sempre e meglio camminare verso un senso spirituale della
preghiera comunitaria, perché rappresenti un momento fondamentale dell’incontro
fraterno con Dio; rifuggendo dal compiere l’orario più per dovere, che per il
gusto di ritrovarsi insieme davanti al Signore.
L’incontro con la Parola di Dio e la “Lectio
divina” sono praticamente quasi assenti nella meditazione personale e
comunitaria. Benché la Lectio sia prevista negli orari conventuali, non riesce
di fatto a decollare. La meditazione si fa, ma quasi solo nei tempi stabiliti.
È difficile vedere frati ai quali piaccia leggere fuori della mezz’ora
d’orario, o meditare al di là di questa, anche quando si ha tempo a
disposizione. Quasi tutte le letture extra sono finalizzate a impegni pastorali
immediati.
Vita fraterna
Nella Custodia ci sono due incontri annuali di
tutte le fraternità: la settimana dopo Pasqua, misto di momenti formativi e
ricreativi; una settimana a novembre, prettamente formativa. Tali incontri
aiutano ad accrescere la dimensione familiare all’interno della Custodia; si svolgono
in un clima molto fraterno, di partecipazione gioiosa e sincera condivisione.
Secondo me, possono aiutare a superare schemi e pregiudizi che a volte si
trascinano, per alcuni frati, dal seminario, e aiutare a riscoprirsi e stimarsi
come persone ormai adulte, che hanno consacrato la loro vita a Dio e vogliono
camminare verso una santità personale e comunitaria.
Nelle comunità non ci sono problemi rilevanti. Le
relazioni fraterne sono abbastanza buone, fatte salve le normali discussioni e
dinamiche tra uomini che condividono spazi e ideali, ognuno con le sue
personali vedute e caratteristiche. Parecchio si sta crescendo
nell’accettazione mutua, nel considerare l’altro come fratello e non mero
“collega”, nella gestione comunitaria degli impegni conventuali e pastorali. La
profondità e spiritualità nella comunicazione sono presenti, anche se hanno
ancora bisogno di crescere. Più facile risulta aprirsi con sincerità durante
alcuni incontri o dinamiche comunitarie, quando l’animatore dà domande
riguardanti la vita dei frati e il loro sentire fraterno. Si fa fatica ad
applicare teorie, conosciute e belle, alla vita fraterna concreta.
Dappertutto si celebra quasi mensilmente il
capitolo conventuale, rispettando la struttura suggerita e la finalità
dialogica. Occorre ancora camminare per sentire il capitolo come strumento
fondamentale per la crescita personale e comunitaria. Si vive, a volte, perché
si deve o con un sentimento meramente organizzativo; non come laboratorio di
analisi della realtà con le sue sfide, di produzione di idee e progetti di
risposta evangelica, di ricerca della volontà di Dio. Tant’è, che l’aspetto più
carente, normalmente, è quello spirituale, al quale si dedica poco tempo e
attenzione, per riversarsi sui punti “pratici”.
Attività pastorale
Gli impegni pastorali sono variegati nelle cinque
presenze venezuelane, e sono portati avanti con generosità. Avendo i frati
attuali vissuto la formazione in ambiente seminaristico diocesano, sono stati
influenzati da tale modello di servizio pastorale. Poco a poco, però, si sta
entrando nelle modalità proprie francescane conventuali di gestire la
pastorale. Si è più liberi nel condividere il lavoro e i propri sentimenti al
riguardo; nel permettere che l’altro entri nelle mie cose per opinare e contribuire
a migliorare.
Ci siamo accorti di alcune carenze o aspetti che
dovrebbero migliorare: più profezia, sia nelle scelte delle attività sia nel
modo di portarle avanti; un maggiore zelo apostolico e missionario; una
presenza ecclesiale e francescana più “venezuelana”, più propria,
latinoamericana, meno legata a modelli ereditati dai padri fondatori, verso i
quali, peraltro, tutti nutriamo grande stima e profondo affetto.
Negli anni passati si è ipotizzata, a più riprese,
un’apertura missionaria della Custodia. In questo quadriennio si è fatta la
scelta di non aprire nuove case, per fortificare e rinsaldare quelle che già
abbiamo. L’esperienza dell’interscambio di “personale” con la Provincia madre è
una bella possibilità appena iniziata e che potrebbe portare frutti nella
conoscenza e arricchimento reciproci.
Formazione iniziale e permanente
In questo momento la formazione iniziale si vive in luoghi
differenti: postulato nel seminario di Palmira; noviziato in Colombia;
postnoviziato in Costarica. C’è da dire che questa esperienza di
internazionalità, non del propriamente cercata da parte nostra, ma che risponde
alle scelte dell’Ordine, sta dando risultati e frutti molto soddisfacenti.
Circa il nostro seminario, i programmi formativi sono molto buoni e personalizzati;
ottimo, a mio modo di vedere, il lavoro dell’equipe formativa, specie del
rettore nella persona di fray Franklin Duran.
Sulla formazione permanente del resto della Custodia, ho
già accennato sopra. C’è solo da aggiungere che si sente il desiderio di una
maggiore formazione francescana. Così abbiamo deciso che la settimana formativa
di novembre dovrebbe avere questa finalità, cercando però di attualizzare i
temi ai tempi e alle situazioni, anche attraverso un coinvolgimento di tutti
nella riflessione. Naturalmente sta risultando molto positiva la “ricaduta
formativa” sulla Custodia da parte di coloro che studiano una specializzazione
fuori del paese. Credo che lo stesso avverrà con gli studenti di teologia
attualmente in Costarica. In ogni modo, sento che i frati stanno camminando,
con le fatiche e velocità del caso, verso una ricerca di identità propria e di
senso di appartenenza all’Ordine e alla Custodia. Forse la stessa età (molti
sui 40 anni…), aiuta a prendere sul serio la vita e la scelta personale di
consacrazione a Dio come francescani.
Aspetti economici e giuridici
Un problema piuttosto serio, che il nuovo
definitorio si è trovato a portare avanti, è stato il riconoscimento giuridico
della Custodia. Un iter lungo e complesso, specie perché mal consigliati da
alcuni esperti nel quadriennio precedente. Grazie all’esperienza e alla buona
volontà di fray Franklin, nonché ai suggerimenti mirati di un’avvocato
preparata, che non ha chiesto nessun emolumento, a differenza della precedente,
siamo riusciti a risolvere la spinosa questione. Ora, per lo stato venezuelano,
esistiamo come Ordine. Manca ancora introdurre, poco a poco, tutte le proprietà
acquisite in questi anni. Giusto ciò che si sta facendo.
Nel quadriennio precedente si è acceso anche, per
alcuni frati, il pagamento allo stato di contributi a fini pensionistici.
Dovuto al mancato pagamento di alcune rate, a certa superficialità e fretta
nelle consegne ai nuovi responsabili, abbiamo dovuto versare allo stato
parecchi bolivares di mora e interesse. Ora pare che le cose procedano meglio.
Circa l’assicurazione sanitaria, richiesta dall’ultimo capitolo custodiale per
tutti i frati, parecchi si sono inscritti a quella della Conferenza episcopale,
alcuni hanno continuato con la privata che avevano, altri versano una quota
mensile a un fondo per necessità sanitarie, in attesa di decisioni differenti e
più vantaggiose. La sanità pubblica e gratuita esiste, però è molto trascurata
e di pessima qualità.
L’economia della Custodia è stabile, anche se non
fiorente. I conventi pagano quasi regolarmente i contributi che devono.
Soffriamo l’instabilità economica propria di tutto il Venezuela, con prezzi che
aumentano di continuo, scarsità nei generi a volte di prima necessità,
volatilità della moneta rispetto al mercato e alle valute estere. Non si può
dire che si sia raggiunta un’indipendenza economica, e credo che questa sia
ancora lontana. Tuttavia, si sta tentando una gestione economica più oculata e
trasparente, confidando sulle proprie forze e sull’apporto dei fedeli e
benefattori locali. Di fatto, la Provincia ha appena terminato di inviare la
quota dell’anno 2010, anche se non ci fa mancare il suo appoggio su altri
fronti o quando se ne abbia necessità. Stiamo cercando di cambiare il meno
possibile gli euro o di attingere al “Fondo Missioni” della Provincia, per
conservare valuta “forte” a disposizione per ogni eventualità. Per noi
rappresenta una maniera semplice ed efficace di fare investimento. Ricordo
anche che il contributo mensile della Provincia è sceso da 5.000 a 1.500
dollari. Non sono certo sufficienti; ma è servito da stimolo ai frati
venezuelani per sentirsi più protagonisti e responsabili dell’economia
custodiale, anche se, ripeto, parlare già di autonomia è ancora prematuro.
I frati vivono sobriamente, magari più per obbligo
che per scelta. Una certa mentalità borghese è presente, forse anche frutto del
passato, quando tutto si riceveva dall’Italia e si viveva da “mantenuti”. Ora
si sta passando alla scelta della sobrietà come valore francescano e cristiano,
anche se non mancano lotte e contraddizioni. A causa di una politica economica
tipica del Venezuela, la maggior parte dei frati ha un conto bancario, per
accedere a dollari a prezzo bloccato. Cosa che ha indubbiamente i suoi vantaggi,
ma che può generare o ha portato a tentazioni di gestione personale dei soldi o
a mancanza di trasparenza. Finora non ci si è potuto dedicare di pieno a tale
aspetto, ma è qualcosa che si dovrà affrontare per rispettare il voto di
povertà e le indicazioni di trasparenza, sobrietà e solidarietà fatte al
Congresso di Nairobi.
Governo della Custodia
Il lavoro di animazione del definitorio custodiale
mi pare apprezzato dalla maggior parte dei frati. I rapporti tra i definitori
sono molto buoni, anche se non mancano normali tensioni dovute a volte a vedute
differenti. Il tutto però, normalmente, si ricompone e si giunge a collaborare.
Ci sono stati alcuni intoppi e rallentamenti, dovuti soprattutto a momenti e
problemi personali, ma siamo riusciti ad andare avanti con serenità.
Nell’ultimo incontro di definitorio (09 aprile
2013), fray Franklin Durán ha rassegnato le dimissioni da definitore e
segretario della Custodia. Benché già un mese fa avesse manifestato un certo
disagio personale a seguire in tali uffici, le sue dimissioni ci sono cadute
addosso come un secchio d’acqua gelata. Personalmente non sono riuscito a capire
le motivazioni vere della sua rinuncia irrevocabile, pur avendone parlato con
serenità e a lungo con lui. Abbiamo deciso di non scegliere ancora il
sostituto. Ci siamo dati un periodo di riflessione sulle ipotesi avanzate, per
poter giungere a una decisione il più possibile azzeccata, sempre nei limiti di
scelte umane.
Un grazie davvero sentito e particolare a fray
Franklin per il suo servizio in questi due anni, svolto con eccellente
dedizione e intelligenza. Un ringraziamento che comprende tutti i definitori,
collaboratori saggi e generosi. Dio li benedica, li ricompensi, e illumini la
loro vita e attività.
Conclusione
A mo’ di conclusione, mi pare di poter dire che la
Custodia ha buone potenzialità, a livello umano e religioso. Certo, parecchie
cose sono ancora da affinare, affinché la testimonianza francescana sia sempre
più evidente e radicale, incarnata e coerente. Come ogni realtà umana, siamo
soggetti agli umori del momento e alla voglia di santità personale; per cui, a
volte, atti e risultati non sono quelli sperati o programmati. Confidiamo nella
buona volontà dei singoli, nella ricerca di santità delle comunità, nella bontà
del cammino formativo dei nuovi. Ci aiutino in questo l’intercessione della
Virgen de Coromoto, l’esempio di San Francesco d’Assisi, nonché di tutti i
santi francescani, soprattutto quelli della nostra Provincia.
Grazie a tutti i frati della Provincia e a
ciascuno, per l’appoggio e la simpatia che da sempre nutrono verso la Custodia
del Venezuela. Ci sentiamo ancora “figli” della Provincia madre, verso la quale
guardiamo con grande affetto, e dalla quale aspettiamo di essere ancora guidati
verso una maggiore maturità umano-cristiana, e indipendenza grata e
riconoscente. ¡Dios los bendiga!
fray Matteo Ornelli, custode
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